I dirigenti scolastici nella scuola

Differenze tra presidi e dirigenti scolastici

Negli istituti scolastici c’è una gerarchia ben precisa. Ai suoi vertici troviamo i dirigenti scolastici. Una denominazione che è attiva da un po’ e che ha sostituito quella precedente. Un elemento che verrà comunque chiarito in seguito.

Data la complessità della società a noi attuale, la scuola ha dovuto modificare molti dei propri apparati. Ciò è avvenuto per adeguarsi alle nuove tempistiche e alle differenti problematiche da affrontare al di fuori delle sue mura.

Ecco perché ogni istituto sembra sempre più simile a un’azienda. Il dirigente scolastico si occupa della totale gestione del proprio istituto. Dalla finanza alla didattica, i suoi compiti sono stati implementati in molteplici settori.

Proprio per tale ragione è importante scandagliare a fondo una figura di tale spessore. 

In questo modo si sarà in grado di comprendere le differenze col passato. Inoltre, si potranno acquisire le conoscenze necessarie per poter diventare dirigenti scolastici.

Cosa si intende per dirigente scolastico

Quando si parla dei dirigenti scolastici la prima cosa da sottolineare è il fatto che essi siano dei dirigenti della Pubblica Amministrazione italiana. Per assumere questo ruolo bisogna superare un corso-concorso su cui ci si soffermerà nel corso di tale articolo.

A lui spetta il compito di gestire un istituto nella sua interezza. Il reclutamento di questa figura, invece, è di competenza del Ministero dell’Istruzione. Questo tipo di professione è a tempo indeterminato. 

Il discorso per i singoli incarichi, invece, è difforme da quanto detto fino a ora. La loro durata, infatti, può variare tra i 3 e i 5 anni. Generalmente, però, la prima opzione è quella più gettonata.

A tal proposito è bene sottolineare un elemento in particolare. Infatti, l’incarico di dirigenza è rinnovabile più volte senza alcun tipo di limite.

La normativa, inoltre, può essere di aiuto per far luce su alcuni punti più oscuri. Per esempio, l’articolo n. 25 del Decreto Legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 ha regolato le caratteristiche dei DS. Questi ultimi sono stati inquadrati nella dirigenza dello stato nell’Area Istruzione e Ricerca.

Ivi è chiarito che i loro compiti riguardano l’amministrazione delle risorse di una scuola, siano esse fiscali siano strumentali. 

Devono, inoltre, disciplinare e coordinare le varie risorse umane presenti nell’istituto. Il tutto, però, deve avvenire nel rispetto del ruolo e delle competenze altrui.

Anche l’offerta formativa è assegnata alla loro giurisdizione. Ciò fa comprendere quanto sia vitale la presenza dei DS all’interno dei plessi scolastici.

Per dirigente scolastico, quindi, si intende un professionista messo all’apice della gerarchia scolastica. Le decisioni essenziali riguardante il corretto andamento di un istituto spettano solo ed esclusivamente a lui.

Che differenza c’è tra preside e dirigente scolastico

Date le prime nozioni, bisogna analizzare le differenze che intercorrono tra i presidi e i dirigenti scolastici. Molti, probabilmente, non hanno ancora compreso l’evoluzione che questo professionista ha avuto nel corso degli anni.

Capita spesso, infatti, che chi non è del mestiere faccia una certa confusione al riguardo. La prima cosa da specificare è il fatto che fino al 1998 i DS non esistevano.

Infatti, nella scuola italiana, fino a non poco tempo fa, si faceva distinzione tra il direttore didattico e il preside. Il primo era posto al vertice delle scuole primarie, mentre il secondo operava nelle scuole secondarie di I e II grado.

La Riforma Bassanini, però, cambiò notevolmente questa situazione. In particolare, il Decreto Legislativo n. 59 del 6 marzo 1998 contribuì alla suddetta metamorfosi.

Il tutto è stato fatto per rendere più semplice la sezione burocratica della Pubblica Amministrazione. Ciò portò ad accorpare le due figure professionali menzionate in un unico soggetto. Da qui la nascita dei ds.

La differenza tra presidi e dirigenti scolastici, dunque, è qualitativa. I primi si riferivano alle sole scuole secondarie. Inoltre, avevano meno potere decisionale all’interno degli istituti in cui svolgevano le loro mansioni.

I secondi, invece, col tempo hanno assunto un gran numero doveri e competenze. Tutto ciò ha fatto in modo di generare una figura molto complessa di cui è ormai impossibile fare a meno.

Non è un caso, infatti, che spesso questi personaggi vengano paragonati ai dirigenti aziendali. Anche a livello giuridico, infatti, assumono i compiti di un vero e proprio datore di lavoro.

Responsabilità gestionale dei dirigenti scolastici

La responsabilità gestionale di un istituto, dunque, è tutte nelle mani dei dirigenti scolastici. Oltre al D.lgs.165/2001 è possibile riscontrare tali istruzioni anche all’interno di altre normative successive.

Un esempio lampante è il comma 93 della Legge n. 107 del 13 luglio 2015. Ivi si afferma che tali soggetti debbano avere dei criteri generali da assecondare.

Tra di essi compaiono le «competenze gestionali ed organizzative finalizzate al raggiungimento dei risultati, correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione dirigenziale, in relazione agli obiettivi assegnati nell’incarico triennale».

Inoltre, devono valorizzare l’impegno del personale che opera nelle loro strutture. Ciò deve avvenire sia a livello individuale sia collegiale.

I dirigenti scolastici devono fare in modo che nel proprio istituto ci sia una collaborazione proficua tra le varie parti. Questa unione deve essere costante e duratura per il bene di tutte le parti chiamate in causa.

Devono anche contribuire in maniera attiva al miglioramento dell’offerta formativa. Ciò implica la volontà ferrea di riuscire a far progredire gli studenti nel proprio percorso di formazione scolastica.

I DS sono membri di diritto del Consiglio d’Istituto, ma non è finita qui. Configurano anche come presidenti nelle seguenti commissioni:

  • Collegio dei docenti;
  • Giunta Esecutiva del Consiglio d’Istituto;
  • Consigli di Classe,
  • Comitato per la valutazione del servizio dei docenti.

Infine, a loro spetta il compito di formulare ed emanare il PTOF. Con questa sigla si indica il Piano triennale dell’offerta formativa.

Con la Nota MIUR n. 17832 del 16 ottobre 2018 è stato è stato emanato il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) 2019/2022 e la Rendicontazione sociale (RS).

Quest’ultimo è un documento di progettualità all’interno della scuola. Inoltre, è un mezzo di comunicazione tra gli istituti e le famiglie degli studenti. 

Il PTOF, successivamente, viene inserito sulla piattaforma Scuola in Chiaro così da poter essere visibile a tutti.

Come diventare dirigenti scolastici

Per diventare dirigenti scolastici c’è un’unica strada ufficiale: il corso-concorso indetto dal MIUR. A tale selezione possono partecipare i vari docenti e il personale educativo appartenenti alle scuole statali italiane.

Ovviamente, però, c’è il bisogno di possedere alcuni requisiti imprescindibili. Questi soggetti, infatti, devono: 

  • essere assunti con un contratto a tempo indeterminato;
  • avere la conferma in suddetto ruolo secondo la normativa vigente;
  • possedere un titolo tra laurea magistrale, laurea specialistica del precedente ordinamento, diploma accademico di secondo livello rilasciato dalle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica;
  • aver prestato un servizio di almeno 5 anni negli istituti scolastici ed educativi statali.

In questa ottica il requisito di anzianità risulta essere vitale. Per ricevere il riconoscimento dei 5 anni essenziali al concorso si possono ritenere valide due opzioni:

  • i servizi effettuati prima dell’immissione in ruolo. Purché ci sia la conferma di questo ruolo nel momento in cui si invia l’istanza per la partecipazione al concorso;
  • i servizi prima del conferimento del ruolo nelle scuole paritarie. Il tutto, però deve avere il riconoscimento ai sensi della Legge n. 62 del 10 marzo 2000.

Infine, bisogna fare una piccola precisazione quando si parla di anno di servizio. Quest’ultimo è considerato completo quando sono stati svolti almeno 180 giorni

In alternativa, si può considerare completo se il servizio è stato prestato dal 1° febbraio sino alla fine dello scrutinio.

Concorso per dirigenti scolastici 2022. Le prove

Il concorso dirigenti scolastici 2022 è atteso da molti e anche con una certa ansia. Non è ancora uscito il bando dello stesso nonostante sia stato preannunciato da diverso tempo. 

Comprese le nozioni basilari riguardanti chi ha il diritto di partecipare, si devono sviscerare ulteriori elementi. Il concorso si tiene su base regionale e presenta alcune prove da dover portare al termine con successo. Esse sono:

  • preselettiva;
  • scritta;
  • orale;
  • valutazione dei titoli.

Sulla somma dei voti di tutti questi test si andrà a stilare quella che sarà la graduatoria di merito. Non finisce qui. 

Infatti, a seguito del superamento del corso-concorso si devono affrontare il periodo di formazione e la prova conseguente a esso.

Si ricorda, inoltre, che il dirigente scolastico dovrà rimanere per almeno 3 anni nella regione in cui ha superato la selezione. 

La prova preselettiva non è un elemento indispensabile. Se i candidati non sono in numero eccessivo, infatti, potrebbe non essere messa in atto.

Alla prova scritta, invece, nel caso si verificasse la prima, è ammesso un quantitativo preciso di candidati. Sarà accettato, infatti, un numero pari a tre volte a quello dei posti messi in palio in ciascuna delle regioni.

L’esame in questione è computer-based ed è uguale in ogni regione italiana. I quesiti posti sono 7 a domanda aperta. Di questi, 5 sono relativi agli argomenti del concorso, mentre 2 concernono la lingua inglese.

Infine, c’è il test orale. Esso serve a constatare l’effettiva preparazione del candidato. Le domande vertono sugli argomenti della prova scritta. Inoltre, viene chiesto di risolvere un problema riguardante le funzioni dei dirigenti scolastici.

Ovviamente, non possono mancare anche l’analisi delle competenze in lingua inglese, livello B2. Oltre a ciò, vengono scandagliate le conoscenze informatiche.

Come vengono valutati i dirigenti scolastici

La valutazione dei dirigenti scolastici avviene seguendo la Direttiva n. 36 del 18 agosto 2016. Il documento messo in atto serve alla valorizzazione e al miglioramento professionale di questi dipendenti.

Questo tipo di analisi parte dagli obiettivi posti in tale settore sia dalle differenti regioni che da parte statale. I criteri generali da seguire sono i seguenti: 

  • competenze gestionali e organizzative;
  • valorizzazione dell’impegno e dei meriti professionali del personale dell’istituto;
  • apprezzamento dell’operato dei propri colleghi;
  • contributo al miglioramento in ambito scolastico dei differenti alunni dell’istituto in cui si opera;
  • direzione unitaria della propria scuola.

Gli obiettivi nazionali si basano, naturalmente, sulla normativa vigente. La valutazione dei dirigenti scolastici viene effettuata ogni anno. 

Il MIUR, in ogni caso, mette a disposizione dei professionisti del settore dei linee guida adatte alla situazione. 

Doveri dei dirigenti scolastici

La gestione unitaria di un plesso scolastico è appannaggio dei dirigenti scolastici. Senza questi professionisti, infatti, non si potrebbe avere lo svolgimento della maggior parte delle funzioni di un istituto.

A loro è riservato il dovere di eseguire la normativa scolastica e, soprattutto, di farla rispettare anche dai loro collaboratori. Proprio per tale ragione, è evidente che debbano avere dei buoni rapporti con gli enti locali del territorio di appartenenza.

Oltre ai compiti esposti in precedenza, ne devono assolvere di ulteriori. Per esempio, a loro spetta la messa in atto dei provvedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti.

Questa funzione è da svolgere sia verso gli insegnanti che verso il personale ATA. Inoltre, possono delegare dei ben precisi lavori alla classe docente.

Come non ricordare, poi, il fattore burocratico. I dirigenti scolastici, infatti, devono passare in rassegna i molteplici documenti prodotti nella segreteria d’istituto. 

L’ultima parola nelle decisioni ufficiali, inoltre, deve essere necessariamente la loro. Per tale ragione compare sempre la firma dei DS nei diversi atti redatti e diffusi nelle aule scolastiche. 

I DS non devono, infine, dimenticare di comunicare in maniera efficace con le famiglie dei loro allievi. Ciò implica riferire ai nuclei familiari di origine il funzionamento o la sospensione del servizio a causa degli scioperi di categoria. 

Da quanto detto fino a questo momento, dunque, è evidente quanto questi professionisti siano essenziali. La loro presenza è insostituibile.

Ciò fa comprendere il motivo per cui siano così tanti i candidati che aspirano a ricoprire una siffatta posizione lavorativa. 

In attesa del bando del MIUR, gli aspiranti dirigenti scolastici possono migliorare la propria formazione. Ciò è fattibile attraverso il raggiungimento di alcune competenze molto richieste nel settore di appartenenza.

Le certificazioni informatiche e le certificazioni linguistiche, per esempio, possono essere un’ottima soluzione.

 Le conoscenze in questi campi, infatti, sono ampiamente richieste all’interno del corso-concorso per dirigenti scolastici.

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